Mi han detto di restare come sono,
coerente fino all’ultimo riflesso,
non sgarrare, perché non c’è perdono,
non accettare mai un compromesso.
Attivarmi per essere più buono
– buono però, non vuole dire fesso –
e le idee che di solito sprigiono
mi servano da scudo un po’ più spesso.
Io non capisco bene se impersono
qualcuno o se qualcuno mi ci ha messo,
so solo che se dubito funziono.
Allora dubito come un ossesso,
dubito e dubitando perfeziono
il modo che ho di fottere me stesso.